Amicizia

 In Editoriale, N. 4 - dicembre 2015, Anno 6

«Per definizione un amico è una persona che non ti abbandona nemmeno quando è direttamente minacciata, una persona a cui si possono fare tranquillamente confidenze di ogni tipo, una persona che non ti tradirà mai, nemmeno se messa sotto pressione»

Oleg Kharkhordin

 

In questi tempi oltremodo poco rassicuranti dove il ritmo della vita, accelerato e distratto, genera una sorta di composta tristezza, parlare di Amicizia pare quasi un’ingenuità, una forzatura. Tanto antica quanto romantica la dizione Amicizia, connotata da fides (fiducia) e constantia (fermezza), con tutto il suo portato di abnegazione e vigore, resta oggidì rilegata perlopiù a vecchi e nostalgici racconti lontani nel tempo: proverbi popolari, aforismi letterari e via dicendo. Nonostante tutte le difficoltà che l’amicizia sembra incontrare nella nostra epoca, essa resta uno dei nodi fondamentali del comune modo di vivere, ovvero «la relazione sociale per eccellenza, intesa come reciproco affetto, costante e operoso, tra persona e persona, e nata da una scelta che tiene conto della conformità dei voleri o dei caratteri e da una prolungata consuetudine[1]».

Saper riconoscere e vivere il sentimento dell’Amicizia in autonomia, seguendo valori e norme individuali quali l’intimità, il senso del rispetto di sé e dell’altro/i, mantenendo nel contempo un costante livello di consapevolezza e libertà di scelta rispetto a quando e come iniziare, cambiare e sospendere le amicizie rientra, dunque, nelle abilità riconosciute dalla socialità (v. Paine, 1969; v. Jerrome, 1984; v. Wolf, 1966). L’amicizia, pertanto, costituisce una delle principali relazioni interpersonali ove poter liberamente condividere emozioni, sentimenti, azioni e pensieri: significa soprattutto fidarsi e con-fidarsi. Un atto di deliberata fiducia che consiste nel far partecipe l’altra persona di se stessi. Degli stati d’animo più profondi, dei bisogni, delle paure, dei sogni e dei desideri.

L’importanza che tale sentimento ha per gli ‘affari’ umani è dimostrato anche dalle arti quali la pittura, la scultura, la musica che nei secoli si sono cimentate nel ‘darle corpo’. È Aristotele il primo ad aver affrontato in maniera sistematica il sentimento dell’Amicizia. Per il filosofo greco si può parlare di Amicizia quando in una relazione, principalmente duale, una persona vuole manifestamente il bene dell’altra, in maniera reciproca, tanto che l’amico diventa un altro se stesso ove vedere, meglio che in se stessi, la piena realizzazione delle proprie virtù.

L’Amicizia, pertanto, costituisce uno di quei elementi archètipi socio-antropologici di cui l’Uomo non può proprio fare a meno. Ma da cosa dipende l’instaurarsi di un’amicizia? Cosa rende possibile tale sentimento?

Nonostante che in occidente si dibatta da secoli, all’interno delle diverse discipline -filosofia, sociologia, antropologia[2]-, l’Amicizia sembra suscitare l’esigenza di aggiornamento dato da un ripensamento continuo sulla sua definizione di senso (Ghisleni, Greco, Reghubni, 2012). Due paiono essere i connotati principali di questo tipo di relazione: complessità e ambiguità. Basti pensare alle numerose differenti nozioni nell’utilizzo di termini come ‘amico’ e ‘amicizia’, come le variegate tipologie di amicizia altrimenti declinate, quali ad esempio, tra uomo e donna, tra uomo e animale, tra popoli e culture. Ma una cosa sembra essere certa: l’amicizia risiede nella capacità degli individui di instaurare e vivere uno o più relazioni amicali[3] significative. Studi sociologici recenti, infatti, hanno evidenziato i vari elementi che influiscono nella predisposizione personale all’amicizia, ovvero la capacità di nutrire, coltivare e mantenere un profondo affetto verso qualcuno, sapendolo nel contempo discernere da sentimenti sociali di altra natura.

Se nella consuetudine quotidiana la parola Amicizia, può risultare scontata, quasi banale, nella realtà risulta assai difficile fissarne con precisione i contorni. Essa, ad esempio, etimologicamente ha la medesima derivazione della parola amore; come l’amore, infatti, l’amicizia è un sentimento positivo che lega le persone attraverso sentimenti di affetto, ma a differenza dell’amore, che può essere vissuto segretamente e solitariamente, l’amicizia è un sentimento basato sulla reciprocità (cfr. Cicerone, De amicitia; v. Annas, 1977). Esente da numerazioni e quantificazioni di sorta, priva di autoreferenzialità (v. Luhmann, 1982), l’amicizia può dipendere da fattori e condizioni diverse: età, sesso, classe sociale, educazione, occupazione etc. Essa può anche scaturire da un forte bisogno di riconoscimento e affermazione identitaria (Ghislemi), quanto, come sembrano sostenere recenti sudi sulla Teoria della somiglianza genetica, da una stretta correlazione tra genotipi e amicizie, tanto che le persone tenderebbero a massimizzare il proprio benessere complessivo non solo attraverso la scelta di un partner geneticamente affine, ma anche scegliendo di fare amicizia con persone geneticamente vicine[4].

Ma si sa, cambia la società, si modifica la cultura e con essa anche la modalità di sentirsi e fare amicizia. Con l’avvento dei Social network l’appellativo di “amico” non si nega più a nessuno. Se prima esistevano le amicizie reali fatte sui banchi di scuola o nei cortili sotto casa, oggi i cosiddetti ‘social friends’ sono quelli che condividono sulla bacheca virtuale le foto di feste, lauree, nascite etc. Tutto a portata di un ‘click’, direttamente e comodamente a casa propria dal proprio pc o cellulare. Niente sembra più impossibile: ritrovare ex compagni di classe o amici d’infanzia che stentiamo a riconoscere, lontani parenti che non sapevamo di avere, se non anche l’ex fidanzatino/a che mai avremmo pensato di rincontrare nella vita. E così con i Social network la parola Amicizia cambia di significato determinando una forte evoluzione dei legami sociali. Racconta Bauman «Un Facebook-dipendente mi ha detto: ho fatto 500 amicizie e in un giorno. Io non le ho fatte in 86 anni. Ma quanti amici può davvero avere un essere umano? Risposta: 150. Non di più. È questo il Numero di Dunbar: ovvero, la quantità massima di persone che possono far parte del nostro paesaggio emotivo. Andare oltre sarebbe un esubero, uno spreco di tempo[5]».

È indubbio che la caratteristica peculiare di un Social network è quella di stimolare ed agevolare i rapporti sociali basilari, ma la sua modalità resta, appunto, basilare ovvero superficiale, se non anche infantile. Sono i bambini, infatti, che si relazionano con poche e semplici frasi per confermare e sostenere la loro relazione di “amicizia”. Successivamente con la crescita i sentimenti si modificano sia in percezione che di intensità e di conseguenza anche l’amicizia necessariamente cambia la sua fisionomia. Gli amici, quelli che ‘contano’ sono quelli che hanno resistito al tempo e nel tempo hanno scavato nell’anima solchi profondi consolidati da qualità quali: affetto, fiducia, lealtà, reciprocità etc. I ‘social friends’ spesso non possiedono tali caratteristiche, siffatti ‘amici’ sono il più delle volte veri e propri estranei: nascosti dietro un Avatar mostrano elementi fittizi di un Sé immaginario.

Motivo per cui sempre più si parla di una disincarnazione dei rapporti umani, data da una continua semplificazione della comunicazione e delle relazioni umane: modalità di socialità virtuale che rendeno sempre più disabili ed impacciate le relazioni a ‘pelle’. Dimenticando che l’Uomo si relaziona anche e soprattutto attraverso i suoi aspetti fisici, per questo vale ricordare che l’ottanta per cento della comunicazione umana è non verbale, questa si estrinseca attraverso sensazioni, emozioni che impregnano, condizionandole, tutte le sue relazioni. Senza la sua fisicità l’Uomo perde una dimensione fondamentale di se stesso, esponendolo al rischio di smarrirsi in un terrificante oblio.

Oblio, che l’Uomo del nostro tempo, sembra sempre più condividere con il senso compiuto della dizione Amicizia, pressoché divenuta ormai squisitamente anacronistica. Termine, invero, che appare per lo più usato, anzi abusato per indicare particolarismi e privilegi ‘dovuti’: l’‘amico’, in questo caso, è colui che ‘conta’, che fa la differenza, in una società già palesemente opportunistica. Insufficienti risultano, quindi, attitudini e meriti personali. E poco importa se questa parola, “Amicizia”, contiene in sè i semi dell’altruismo, della lealtà, della solidarietà: semi così indispensabili per la costruzione di quel ‘bene comune’, tanto decantato quanto disatteso dai più.

Imprescindibile si fa, in vista di una necessaria quanto auspicabile riscoperta dell’Essere, il riappropriarsi del valore intristisco ed estrinseco dell’Amicizia, poiché per dirla con le parole di Cicerone: «quid dulcis quam habere quicum omnia audeas sic loqui ut tecum?». Ovvero «Cosa vi è più dolce dell’avere una persona con la quale poter parlare come a te stesso?», «Nulla è infatti tanto consono alla natura, tanto adatto sia nella buona che nella cattiva sorte[6]», come l’Amicizia.

 

Bibliografia

Annas J., The Morality ofHappiness, Oxford University Press, 1993, tr. it. di M. Andolfo, La morale della felicità in Aristotele e nei filosofi dell’eta ellenistica, Vita e Pensiero, Milano, 1997;

Aristotele, libro VIII e del libro IX dell’Etica Nicomachea, Laterza, Bari 1979, pag. 195 e segg.;

Bellotti E., Amicizia. Le reti sociali dei giovani single, Franco Angeli, Milano, 2008;

Cicerone M.Tullio , Laeluis de amicitia, par. 17,tradotto da Luigi Chiosi;

Di Nicola P. (a cura di ), Amici Miei. Fenomenologia delle reti amicali nella società del benessere, Franco Angeli, Milano, 2003;

Ghislemi M., Rebughini P., Dinamiche dell’amicizia. Riconoscimento e identità, Franco Angeli, Milano, 2006;

Granieri G., Umanità accresciuta. Come la tecnologia ci sta cambiando, Laterza, Bari, 2009;

Luhmann N., Liebe als Passion, Surkamp, Frankfurt ani Main, 1982, tr. it., Amore come passione, Laterza, Bari, 1985;

Lynch J., Il profumo dei limoni. Tecnologia e rapporti umani nell’era di Facebook, Lindau, Torino, 2011;

Paine, R. T., A Note on Trophic Complexity and Community Stability, The American Naturalist, Vol. 103, No. 929. (Jan. – Feb., 1969), pp. 91-93;

Savonardo L. (a cura di), Bit generation. Culture giovanili, creatività e social media, Franco Angeli, Milano, 2013.

 


[1] Treccani, Enciclopedia delle scienze sociali, 1991;

[2] Simmel, Zur Philosophie der Kunst, Potsdam: Kiepenheuer, 1922; G.B. Allan, Sociologia della parentela e dell’amicizia, Torino, Loescher, 1982;

[3] Nedelmann B., Amicizia, Enciclopedia delle scienze sociali 1991;

[4] Boardman J., Domingue B., Fletcher J., How social and genetic factors predict friendship networks,              

http://www.pnas.org/content/109/43/17377.abstract;

[5] Intervista a Bauman Z., http://www.ctrlmagazine.it/zygmunt-bauman-intervista/;

[6] Cicerone, Laeluis de amicitia, par. 17tradotto da Luigi Chiosi.

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