Solidarietà

 In Editoriale, Anno 4, N. 4 - dicembre 2013

Desidero introdurre la tematica scelta per questo Redazionale, la “Solidarietà”, con il breve racconto di un’esperienza personale.

Mi trovavo a camminare per strada quando ad un certo punto una signora di mezza età, al posto di guida della propria autovettura, richiama la mia attenzione e, per metà a gesti e per metà a parole con una frase del tipo “Aiuto, non vedo niente…”, mi comunica di avere difficoltà a far manovra per uscire dal posteggio occupato in obliquo sul marciapiede in quanto un furgoncino posteggiato in seconda fila poco prima della sua auto le ostruiva la visuale della strada e dunque delle auto di passaggio. Così in pochi attimi mi avvicino alla sua auto e, mettendomi in strada a bloccare le auto passanti, l’aiuto nella manovra con i tipici gesti di un ausiliare del traffico o Agente della stradale. Fatta la manovra la signora si trattiene un attimo in strada per ringraziarmi: “Grazie infinite signora, grazie davvero della solidarietà!”, per poi riprendere la propria strada…

Li per lì sorrido della scena: con un piccolo aiuto, per il quale ho impiegato una manciata di minuti, ho fatto “felice” una persona qualsiasi che presumibilmente mai più incontrerò nella mia vita, tanto da riceverne un ringraziamento addirittura superiore al mio impegno…penso che forse, poverina, la signora stava lì da molto tempo, a cercare di lasciare quel posteggio “senza vista” ed in attesa che un passante qualsiasi le prestasse aiuto. Tant’è che, ottenuto tale aiuto, la signora non si limita nel dire un cordiale (e forse più congruo) “Grazie mille!”, ma dice proprio “Grazie davvero della solidarietà!”. Le sue parole mi colpiscono…“Addirittura! Solidarietà dice!”, penso.

Poco dopo, sorsero in me due pensieri: il primo volto alla necessità di capire cosa significa la parola “Solidarietà”, cercando informazioni sulla sua definizione o sui diversi modi in cui essa viene riferita; nonché comprendere il motivo per il quale ad alcuni viene così spontaneo utilizzare tale concetto, mentre per altri è forse meno comune (come nel mio caso, confesso, almeno nella contingenza della circostanza sopra citata).

Così, considerando il primo, leggendo questa e quella fonte ricavo intanto un’appartenenza storica del termine: il sostantivo “Solidarietà”, infatti, deriva dal francese “solidaritè”, e così ricordo come essa sia divenuta contenuto e concetto morale, diritto e dovere, di quelle tre parole che costituiranno il motto repubblicano di “Libertè, Egalitè, Fraternitè” in cui verrà definita come il «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi; fate costantemente agli altri il bene che vorreste ricevere» (“Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino”, parte integrante ed iniziale della Costituzione della Repubblica Francese del 1789, poi principio costituente mantenuto nelle Costituzioni del 1848, 1946 e 1958 – cfr. http://www.france.fr/it/istituzioni-e-valori/il-motto-della-repubblica-francese).

Considerando altre generiche definizioni del termine, nei Dizionari si trova riferimento, in termini etico-morali-sociali, al (1) «rapporto di fratellanza e comunanza tra i membri di una collettività pronti a collaborare tra loro, in modo materiale e morale, e ad assistersi a vicenda» ed alla (2) «condivisione di pareri, idee, ansie, paure, dolori, responsabilità ecc. con gli altri»; nonché, in termini del diritto e politico-economici, sul piano nazionale ed internazionale, (3) «nelle obbligazioni con più soggetti, vincolo in forza del quale ciascun creditore ha diritto di esigere l’intero credito e ciascun debitore può essere costretto a pagare l’intero debito, con l’effetto di estinguere l’intera obbligazione» e (4) nei generali percorsi di comunione d’intenti di aiuto governativo ed economico tra più Stati, laddove uno di questi incorra in una condizione di difficoltà di eccezionale gravità (Dizionario Sabatini Coletti, Dizionario Treccani e Dizionario Zanichelli).

Tralasciando quest’ultimo aspetto, nel senso più ampio del termine, la Solidarietà si riferisce alle accezioni etico-sociologiche e sinonimi e componenti ne divengono i concetti di “appartenenza” e “fratellanza” (sentimenti che fanno sentire ogni individuo “parte di un tutto”, cioè di una collettività, verso cui si nutre un legame), nonché di “carità” e “volontariato”, intesi sia come condivisione delle responsabilità espresse in comportamenti di offerta di aiuti materiali verso qualcuno in stato di difficoltà, che, in prospettiva cristiana, come forma di amore che ogni uomo è tenuto ad avere verso gli altri uomini per riflesso e conseguenza dell’amore che Dio ha verso gli uomini.

Sufficientemente soddisfatta di come il primo punto, quello della definizione, possa considerarsi assolto, era necessario rivolgersi al secondo, che tuttavia sin dal principio non si mostra altrettanto semplice: se da più fonti leggo che il sentimento di solidarietà è “antico quanto l’uomo”, ovvero sempre esistito sin dalle origini della specie umana (ed altresì presente da sempre anche nella specie animale), in quelle stesse fonti apprendo che esso è per nulla comune, ovvero da tutti praticato, in modo naturale e/o frequente.

Nell’odierna società, capitalistica e competitiva, la solidarietà diviene un sentimento di pochi, per rari momenti e circostanze temporali o contesti. La fretta della quotidianità, la necessità di finalizzare la propria condotta unicamente al raggiungimento di obiettivi concreti piuttosto che soddisfacenti solo da un punto di vista morale, la paura che si può nutrire verso il “diverso”, divengono di fatto elementi che annientano la solidarietà, o che la rendono quantomeno rara.

In questo modo capisco cosa mi aveva colpito nelle parole pronunciate dalla signora: il fatto che il nostro orecchio è ormai così poco abituato alla pronuncia della parola Solidarietà, da farci pensare che essa si mostri unicamente in certi contesti e per grandi gesti…e invece non è così: la Solidarietà integra, tra i suoi elementi, anche solo una generica e gratuita gentilezza sociale, ovvero il fatto di accondiscendere a dedicare il proprio tempo e le proprie energie, seppur in modo minimo, ad un’altra persona, e senza aspettarsi nulla in cambio.

Dunque essa non richiede né grandi gesti né troppo dispendio, e certamente non conosce differenze di età, classe sociale, appartenenza etnico-razziale. Basta davvero poco per mettere in pratica ciò che la definisce e creare una profonda unione tra due esseri umani, e ciò vale per tutti, e fa bene a tutti. Aveva ragione mia nonna, quando mi insegnava “Fai del bene e dimenticalo, fai del male e ricorda”: la Solidarietà è un sentimento semplice.

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