Le vittime dimenticate: anziani, abusi e maltrattamenti

 In Sul Filo del Diritto, N. 2 - giugno 2013, Anno 4

Il maltrattamento fisico implica l’uso della forza fisica che può esitare in lesioni corporali, dolore fisico o indebolimento (incluse le punizioni fisiche di qualunque tipo).

Va considerato abuso fisico anche la somministrazione eccessiva di farmaci, così come di psicofarmaci quali tranquillanti o sedativi non in linea con l’eventuale patologia dell’anziano, e somministrati proprio per controllare il suo comportamento e la sua emotività. Ancora, è abuso fisico ogni forma di restrizione che impedisce il libero movimento della persona anziana.

Tra le forme di aggressioni fisiche vi è anche, poi, quella sessuale; cioè qualunque contatto sessuale non consensuale con la persona anziana. Questa tipologia di abuso vede la donna anziana come vittima prevalente; il fenomeno è più frequente di quanto si pensi (Donati, 2010).

Forme di abuso sono anche tutte quelle azioni negligenti, quali il rifiuto o incapacità ad adempiere gli obblighi, i doveri, le necessità della persona anziana come trascurare la sua persona, mancare di alimentarla o di provvedere alle sue necessità igieniche, ecc.

L’anziano, inoltre, è particolarmente vittima di abusi psicologici che in genere sono protratti nel tempo e sono difficilmente diagnosticabili perché non lasciano “segni” come in tutti i casi di minacce di abbandono, umiliazioni, vessazioni, ansia indotta, indifferenza, ecc.

Un’altra forma di violenza, particolarmente “nascosta”, ma molto grave, è il “self-neglect”: l’autolesionismo che l’anziano pratica su se stesso, senza che gli sia impedito da chi l’assiste. Si tratta di una forma di omissione di cure che potrebbe rientrare nei casi di violenza psicologica o di abbandono: circostanze che si verificano al chiuso delle abitazioni o delle strutture di cura e che sfuggono alle statistiche giudiziarie (Deriu, Sgritta, 2009).

Particolarmente diffusa è la “violenza economica” a danno degli anziani. Essi, infatti, sono spesso vittime di truffe e raggiri di tipo economico e finanziario a cura, spesso, di persone sconosciute che riescono a conquistarne la fiducia; ma anche da persone ritenute affidabili e sicure, più specificamente legata all’anziano da legami di parentela o di cura: frequentemente, in questi casi, sono derubati dei loro beni o espropriati dei loro patrimoni, proprio approfittando della loro condizione di dipendenza fisica e affettiva.

L’abuso verso l’anziano può essere innescato da diversi fattori. Si può trattare, infatti, di aspetti contingenti o di fattori di rischio specifici legati al responsabile dell’abuso e/o alla vittima o alle dinamiche della loro relazione.

Tra i fattori di rischio, quelli che si riferiscono all’autore dell’abuso sono stati individuati nel sovraccarico di responsabilità assistenziale, nell’uso di alcol o stupefacenti o nei veri e propri disturbi mentali.

I fattori relazionali più significativi sono lo stress che può superare soglie tollerabili per il caregivers, ma anche la differente distribuzione di potere tipica della relazione di accudimento della persona anziana. Inoltre, nei casi di violenza intra-familiare, spesso la mancanza di privacy che implica la convivenza di un nucleo allargato aumenta il livello di conflitto all’interno delle relazioni domestiche e, quindi, potenzialmente, di comportamenti violenti.

Altro aspetto specifico di queste forme di abuso è la dipendenza, ma in un’ottica relazionale: entrambi vivono – pur con connotazioni diverse – il bisogno dell’altro, seppur, in certi casi, in forme perverse, devianti e potenzialmente violente.

Tra i fattori di rischio sociali, il più rilevante è certamente l’isolamento che può essere visto sia come una causa sia come una conseguenza dell’abuso. Abitualmente, infatti, le condizioni psicofisiche dell’anziano, ma anche la perdita di amici, riducono le occasioni di socializzazione; e se, da una parte, questo potrebbe rappresentare un elemento di protezione rispetto ai reati commessi da persone sconosciute, dall’altra, vero è che, nei casi in cui l’abuso è perpetrato all’interno di relazioni significative, l’isolamento aumenta il rischio dello stesso e che questo rimanga impunito.

Questi diversi livelli di fattori individuali, relazionali, sociali vanno considerati non secondo una logica sommativa ma secondo un modello circolare e sequenziale (Scali, 2006): non solo si influenzano reciprocamente, ma il significato di tale influenza varia al variare dei contesti e delle fasi di vita del soggetto. Per es., l’isolamento aumenta il senso di pesantezza della relazione di accudimento che può essere compromessa dall’eventuale gravità delle condizioni dell’anziano; il tutto implica un significato specifico a seconda dei diversi contesti e delle diverse fasi di vita, a maggior ragione se ciò avviene in un certo ambiente ed in una fase di vita particolarmente critica del soggetto.

Un altro aspetto che qualifica l’abuso e il maltrattamento all’anziano è la sua difficoltà a denunciare l’accaduto. Quali sono i fattori psicologici per cui egli difficilmente segnala quanto sta subendo?

Innanzitutto, in certi casi, come accennato, vi può essere una vera e propria mancanza di consapevolezza di subire un abuso: sia per un eventuale degrado cognitivo sia per mancata conoscenza dei propri diritti.

In secondo luogo, vi possono essere dei soggetti che ritengono il maltrattamento subito uno dei prezzi da pagare per la propria condizione di anziano: un perverso senso di gratitudine nei confronti di chi, comunque, si sta prendendo cura di lui.

In altri casi, l’anziano potrebbe ritenere che far emergere quanto sta subendo possa mettere a repentaglio la propria sopravvivenza (per es. nei casi di reati consumati presso strutture in cui egli è ricoverato).

Ancora, può intralciare tale denuncia una forma di attribuzione a sé della colpa per quanto accaduto.

Inoltre, può emergere un profondo senso di vergogna: per dover accettare di non essere stati in grado di tutelarsi o per dover ammettere che le persone vicine a sé (per es. nei casi di abusi intra-familiari) sono inadeguate e, a volte, “mostruose”.

Esistono degli indicatori per cui possiamo ipotizzare che un anziano sia vittima di una qualche forma di abuso, di maltrattamento, di un vero e proprio reato?

La letteratura specialistica (Who, 2002; Who Europa, 2011) ne ha individuati alcuni, che si sintetizzano nello schema seguente, riferiti sia all’anziano sia all’abusante, considerati però come dei “campanelli d’allarme”, non come dei segni certi dell’abuso.

Scali Sul filo del Diritto

Il fenomeno della violenza agli anziani non va sottovalutato anche per le conseguenze che implica per la loro salute psicofisica, che possono essere molto serie. Esse, infatti, peggiorano la qualità della vita dell’anziano fino a condurre, in alcuni casi, anche alla sua morte.

Dal punto di vista della salute fisica spesso le persone anziane vedono allungati i tempi della loro guarigione; e il loro quadro clinico può implicare un deterioramento sia delle loro condizioni cognitive sia emotive, fino ad arrivare a una vera e propria organizzazione psicopatologica.

In particolare, si è accertato che l’anziano vittima di abusi nell’ambito di relazioni significative (familiari o di cura) vede aumentati il senso di colpa, vergogna, ansia, ritiro, depressione, e tutta la sintomatologia tipica del disturbo post-traumatico da stress.

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