Soda caustica, allume di rocca e pece greca. Il caso Cianciulli

 In SegnaLibro, Anno 1, N. 3 - settembre 2010

Soda caustica, allume di rocca e pece greca. Il caso Cianciulli. A cura di Balloni A., Bisi R., Monti C. Bologna, Minerva, 2010 

Il singolare titolo dell’opera, curata da Augusto Balloni, Roberta Bisi e Cecilia Monti, incuriosisce immediatamente il lettore che, già a partire dalle prime pagine, verrà trasportato in un mondo, quello di Leonarda Cianciulli, nota al grande pubblico come la “Saponificatrice di Correggio”, che ha dell’incredibile, quasi del paradossale, e addirittura del fantastico se non riguardasse una storia tristemente nota alle cronache dell’epoca, che concerne le vicende di una sanguinaria assassina, colpevole di triplice omicidio e della conseguente distruzione dei cadaveri delle sue vittime, attraverso il metodo della saponificazione.

Leonarda Cianciulli depezzava i cadaveri delle malcapitate e ne bolliva i resti servendosi, appunto, di soda caustica al fine di trasformare i corpi in poltiglia perché fosse così più facile occultarne ossa e tessuti. Pare che l’assassina si servisse di tali ingredienti per confezionare sapone e che usasse polvere di ossa e sangue rappreso, essiccato in forno, per la preparazione di dolci casalinghi e minestre succulente.

Le gesta cruente di Leonarda Cianciulli, ancora oggi, a distanza di settant’anni, restano, almeno in parte, avvolte nel mistero, ricche di dubbi irrisolti. Poteva una donna, bassa di statura, di esile corporatura, essere in grado di compiere da sola così atroci delitti ed essere, al contempo, capace di disfarsi dei cadaveri, dopo averne saponificato i resti al chiuso delle pareti domestiche, senza che nessuno dei suoi familiari si accorgesse di alcunché?

Non si avrà mai certezza di quanto realmente accaduto in casa Pansardi/Cianciulli, tuttavia la ricostruzione dei fatti e la conseguente condanna da parte della corte d’Assise di Reggio Emilia certificano la colpevolezza della “Saponificatrice”.

È da qui che ha inizio il lavoro di ricostruzione degli autori, realizzato secondo un’ottica multidisciplinare: una sentenza emessa dalla corte d’Assise di Reggio Emilia e un lungo e corposo memoriale autobiografico, scritto dalla Cianciulli stessa, che anticipa, già nel titolo, Diario di un’anima amareggiata, il tenore del materiale raccolto.

Partendo dalle vicende biografiche e giudiziarie dell’imputata, il contributo di Augusto Balloni, neuropsichiatra, medico legale e professore ordinario di criminologia dell’Università di Bologna, conduce il lettore ad una approfondita riflessione sui temi dell’imputabilità e della pericolosità sociale, fornisce un’illuminante interpretazione diagnostica sui disturbi mentali ed arriva a confutare la tesi del professor Saporito, perito psichiatra all’epoca del procedimento penale a carico di Leonarda Cianciulli, il quale si espresse a favore del riconoscimento della totale infermità di mente della sua assistita.

Attraverso una rilettura accurata della sentenza, Fabio Bravo, avvocato e ricercatore in sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale, sottolinea la discrepanza che esiste tra il profilo dell’assassina tracciato dalla Corte e quello, comprensibilmente fazioso, che emerge dai memoriali “artatamente costruiti al fine di procurarsi un benevolo giudizio di infermità totale di mente”, redatti dalla “Saponificatrice” durante la sua detenzione presso il manicomio criminale di Aversa. La sentenza, emessa nel 1946, è, a giudizio del giurista, ancora oggi, un documento prezioso ricco di spunti di riflessione, anche in un’ottica comparativa, che offre la possibilità di significativi approfondimenti di analisi per la ricerca scientifica criminologica.

Al lavoro di approfondimento e analisi, teso a comprendere la personalità enigmatica della Cianciulli, offre un contributo Roberta Bisi, professore ordinario in sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale e direttore del C.i.r.vi.s. (Centro interdipartimentale di ricerca sulla vittimologia e sulla sicurezza), che, con chiarezza espositiva, restituisce una lettura dettagliata del “caso Cianciulli”, partendo dalla storia di vita, travagliata e piena di sofferenze e avvalendosi dell’interpretazione classica di alcune emblematiche figure mitologiche. Ci si addentra così in un’originale rivisitazione, operata attraverso l’interpretazione del rapporto duale e problematico “madre-figlia”, perpetrando il mito di Demetra e Kore/Persefone: “nel caso di Leonarda Cianciulli, la separazione tra Demetra e Persefone, utile appunto per raggiungere lo stadio di donna adulta, non favorisce la differenziazione e non avviene in un contesto in cui ambedue imparano a ritrovare la giusta distanza poiché sin dall’inizio il loro è stato un rapporto in cui si imponevano gesti meccanici che anestetizzavano l’esperienza di ogni risonanza emozionale”. Traendo spunto dalla ricostruzione della biografia di Leonarda, che fin da piccola sembra aver dovuto fare i conti con due personalità che la costrinsero a sdoppiare la propria anima in creature differenti, l’una remissiva, docile, debole, l’altra malvagia, vendicativa, Roberta Bisi regala ai lettori un’introspezione psicologica e un’analisi socio-criminologica degne di nota.

L’indagine grafologica di Raffaella Sette, ricercatore confermato in sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale, si concentra sull’analisi della personalità grafica, descrivendo componenti affettive ed intellettive di Leonarda Cianciulli e di alcuni suoi familiari che, in questa triste vicenda, rappresentano dei fulcri indispensabili dai quali non si può prescindere. La disamina della grafologa, realizzata con una scrupolosa osservazione delle missive vergate dalla stessa Cianciulli, dal suo consorte, Raffaele Pansardi, e dal figlio Giuseppe, coinvolto nella vicenda processuale e poi scagionato per insufficienza di prove, arricchisce il quadro rendendolo più dettagliato, con l’obiettivo precipuo di tracciare alcune caratteristiche delle diverse personalità e di porre in evidenza alcune dinamiche intra-familiari.

Il volume comprende, inoltre, un contributo, frutto della mia collaborazione con Elena Bianchini, dottoranda di ricerca in Sociologia. L’idea del nostro lavoro nasce dalla curiosità di conoscere le opinioni dei correggesi a distanza di settant’anni dal verificarsi delle vicende criminali e dall’eventualità di incontrare persone, disponibili ad essere intervistate, che, tra i ricordi della loro infanzia, conservassero anche quello della “Saponificatrice”. Anche per gli abitanti del luogo molti quesiti rimangono a tutt’oggi irrisolti. Certo è che quella di Leonarda è diventata una figura mitologica tant’è che, così come riferiscono gli intervistati, la: “storia della Cianciulli” in passato veniva utilizzata dagli adulti, alla stessa stregua “dell’uomo nero”, per impaurire i bambini quando commettevano delle “marachelle”. Allora come adesso c’erano tanti interrogativi e ognuno la pensava a modo suo, ma di preciso nessuno poteva capire la verità!”.

La chiosa di natura criminalistica spetta a Cecilia Monti, consulente per la polizia scientifica, professore a contratto di “criminologia” e “antropologia criminale” all’Università di Parma, la quale ricostruisce lo svolgersi degli eventi e la tragica fine delle tre vittime adescate dall’assassina che, abusando della loro fiducia, le irretisce con vane promesse. Accomunate dal fatto di essere donne sole, due delle quali giunte ad un certa età, dotate di un discreto gruzzolo di denaro, la Cianciulli le sceglie scientemente quali vittime sacrificali, come sosterrà, a sua difesa, nel memoriale autobiografico, da offrire in cambio della vita dei propri figli, chiamati al servizio di leva nell’imminenza del conflitto bellico.

In questo volume, la tradizione di una scrupolosa ricerca scientifica, corroborata dall’ausilio di documenti inediti mai pubblicati prima d’ora, si accompagna all’innovazione tecnologica: un cd -rom interattivo consente, infatti, al lettore di immergersi nel mondo della “Saponificatrice”.

La ricostruzione del modus operandi dell’assassina, la rappresentazione grafica dei luoghi e delle vicende, le fotografie e i documenti, quali l’intero memoriale autobiografico e la sentenza emessa dalla Corte d’assise di Reggio Emilia, ne fanno un’opera pregevole, oltre che uno strumento di studio e di approfondimento prezioso per chiunque, per interesse professionale o per mera curiosità personale, sia affascinato dalla criminologia.

Fiore e Ombre - cc mbd.marco

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