L’Homo Videns

 In Editoriale, N. 1 - marzo 2012, Anno 3

Oggi sempre più spesso ci troviamo immersi in quella che viene definita “società virtuale” dove l’esperienza diretta, il rapporto con persone e cose, vengono messi seriamente in pericolo. C’è chi parla della “morte del reale” in una società dei simulacri dove trionfano le apparenze, le ombre, le maschere e dove tutto rischia di trasformarsi in spettacolo. Assistiamo infatti al declino dell’”uomo tipografico”, come lo definì McLuhan, e del suo modo di pensare e di rappresentare la realtà. Scrive Giovanni Sartori: “il video sta trasformando l’homo sapiens prodotto dalla cultura scritta in un homo videns nel quale la parola è spodestata dall’immagine. Tutto diventa visualizzato”. Il problema di fondo è che il “mondo virtuale” ha allevato e sta allevando l’uomo che non legge, il “rammollito da video”, l’addetto ai videogames. Stiamo assistendo ad un progressivo e ineluttabile sgretolamento etico/morale. Una valanga di messaggi e immagini senza regole che inonda tutto e tutti e ha il sopravvento sulle nuove generazioni.

Proprio all’interno di questo “ambiente multimediale”, che possiamo arrischiarci di chiamare “il più grande esperimento mondiale di anarchia”, i giovani di oggi acquistano la propria identità di individui e definiscono il loro rapporto con la realtà, con l’altro, con se stessi. Come osserva Roberto Maragliano, “le nuove tecnologie della comunicazione non sono semplicemente macchine, ma apparati di coscienza, metafore di un nuovo regime mentale caratterizzato da contaminazione interattiva”.

Contaminazione interattiva che ha notevolmente contribuito a influenzare e modificare stili di vita, trasformando la comunicazione all’interno della società. La conseguenza di questa trasformazione culturale è la nascita di “nuove” dipendenze, senza per altro spodestare le “vecchie”, ma piuttosto sommandosi a queste.

A rischio il navigatore solitario del cyberspazio che nascosto dietro un monitor, anonimo e senza vincoli spazio-temporali, può sostituire il mondo reale con quello virtuale: desideri e illusioni possono prendere il sopravvento distogliendo il soggetto da sane relazioni affettive, che verranno sostituite da concrete e pericolose Addiction disorder. Queste implicano non solo aspetti neurobiologici, ma anche comportamentali, psichici, sociali, culturali, con conseguenze disadattive di inadeguatezza, insicurezza, bassa autostima e difficoltà relazionali, che comprendono pensieri distorti su di sé e sul mondo.

Alcune di queste dipendenze sono:  il Cyber relational addiction, connaturate da in un bisogno incessante di instaurare relazioni “amicali” o “affettive” on-line, con persone sconosciute, anche molto lontane fisicamente. Il Computer addiction, l’immergersi completamente in mondi paralleli con la complicità di giochi virtuali interattivi. La “nuova” identità, costruita attraverso il gioco, prenderà il sopravvento su quella reale che di solito non è percepita come vincente. il Cybersex addiction, ovvero la ricerca spasmodica di materiale pornografico e tutte quelle attività che provocano eccitazione sessuale come per esempio le chat erotiche. Le Information overload, la necessità irrefrenabile di reperire quante più notizie del web, con uno scaricamento continuo di materiale. Un sovraccarico di informazioni che ne ostacola poi il buon uso.

Per concludere, a fronte degli indiscutibili vantaggi che il web ha portato con sé, una lettura critica, attenta non può non vedere anche le sfide e i dilemmi che esso pone davanti a ognuno di noi. Sfide che possono tradursi, anch’esse, in preziose opportunità se sapientemente guidate e regolate. Sta a noi decidere.

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