Criminalità e sicurezza del territorio nella provincia di Prato

 In ProfessioneFormazione, Anno 1, N. 2 - giugno 2010

Il rischio nell’affrontare il tema del rapporto tra criminalità – e quindi della sicurezza o della sua percezione – sul territorio, è quello di lasciarsi trasportare da valutazioni teoriche e astratte, magari certe e importanti, ma che talvolta possono essere lontano da una specifica realtà.

Come operatore della gestione della criminalità, quanto meno sotto l’aspetto del contrasto, in una determinata provincia, la scelta è stata quella di analizzare nel concreto la realtà pratese, cioè di cercare un rapporto diretto con un territorio specifico e con le sue problematiche in materia di sicurezza.

Ognuno dei tre elementi, criminalità, sicurezza e territorio, richiederebbe una analisi lunga, complessa e da inquadrare secondo diversi punti di vista.

La ristrutturazione del problema che ho scelto di fare è stata quella di leggere tali fattori in relazione ai rapporti con le vittime dei reati o con le persone a diverso titolo coinvolte nelle dinamiche criminali. Scelta dettata non solo dal contatto quotidiano con le vittime e i loro familiari, ma anche da altri fattori, che, negli ultimi anni, hanno sempre spostato maggiormente l’attenzione verso la loro considerazione, e ciò non solo nell’attività di prevenzione del reato o di individuazione dei responsabili delle condotte, ma anche nella previsione di un complesso di situazioni che concorrono ad attribuire alla vittima un supporto materiale e psicologico sin dal primo momento in cui assumono tale incresciosa veste.

Anche la normativa in certi settori è andata oltre la previsione penale e ha previsto situazioni più articolate e complesse, tenendo conto delle esigenze e della tutela delle vittime dei reati. Si veda, in tal senso, la disciplina sulle violenze sessuali o la recente disciplina sullo Stalking, casi in cui, alla previsione penale, si sono affiancati una serie di dispositivi per garantire tutele nuove e diverse, percorsi di recupero e di ausilio, con la conseguenza che la vittima trova, in situazioni particolarmente gravi, dove più facilmente potrebbe sentirsi abbandonata, una struttura adeguata alle sue esigenze. Trova o dovrebbe trovare, perché poi, sul piano pratico, l’attuazione non sempre è avvenuta, ha trovato numerosi ostacoli burocratici, superati più per la buona volontà delle persone coinvolte che per la disponibilità a darne attuazione, specie per gli amministratori locali, che spesso dovrebbero dare supporto logistico oltre che economico.

Non solo la normativa, ma anche la visuale offerta all’operatore di polizia, porta ad analizzare la criminalità sul territorio in relazione all’incidenza di determinate situazioni sulle vittime. Talvolta certe valutazioni appaiono scontate, mentre in altri casi lo sono molto meno. Il panorama che ci appare è molto più vasto e abbraccia un orizzonte spesso non da tutti visto o immaginabile.

Si capiscono bene le problematiche e il dolore della vittima dello scippo, della truffa, specie se anziano, della violenza sessuale, mentre si capiscono peggio altre situazioni riguardanti fatti costituenti altri tipologie di reato, tipo spaccio di droga, dove difficilmente si percepisce il dramma di chi fa uso di sostanze stupefacenti o delle famiglie del tossicodipendente.

Quindi, la gestione della criminalità e della sicurezza sul territorio, è attuata anche nella considerazione e nella rilevanza delle vittime e delle loro esigenze, situazioni che spesso accomunano la vittima in astratto, ma molte più volte la caratterizzano e la diversificano proprio in ragione dell’influenza di quanto avviene sul territorio. La rapina in banca è identica in tutto il territorio nazionale, mentre l’abuso sessuale, per esempio, lo può essere dal punto di vista materiale, dell’esecuzione, ma assume specificità, sviluppi e gestioni diverse in ragione del luogo in cui avviene.

Ci possono essere situazioni connesse al territorio che creano vittime che non esistono in altre realtà ambientali, così, per la nostra provincia, la situazione che si è determinata all’interno della comunità cinese impone all’operatore di polizia interventi mirati, specifici, frutto anche di esperienze pregresse, interventi necessari e richiesti per garantire sicurezza e legalità in ambiti non riscontrabili in numerose altre realtà del paese. Così, l’operatività relativa alla prevenzione e repressione di certe forme delinquenziali dovrà trovare risposte diverse e modulate sul luogo dell’intervento.

Quindi, il primo punto di partenza, rimane sempre il territorio, lo studio delle problematiche connesse a ciò che il territorio richiede per la tutela della sicurezza.

Prato non è città facile, che si presta a valutazione univoca delle necessità che scaturiscono dall’interessenza del binomio territorio-criminalità. Allo stesso tempo, in ragione proprio della complessità, ben si presta a uno dei maggiori pericoli nella gestione della sicurezza, e cioè la strumentalizzazione. La sicurezza sembra spesso una coperta tirata da tante parti e che lascia sempre qualcuno scoperto. La strumentalizzazione che ne viene fatta, e l’adattamento alle diverse interpretazioni politiche, ha come diretta conseguenza l’indebolimento della risposta delle istituzioni. Il termine sicurezza è molto usato e spesso abusato. Alla fine, però, molto spesso, chi è chiamato a gestire la sicurezza e la criminalità è lasciato solo.

Non avere una linea unica di contrasto alla criminalità equivale a favorire lo sviluppo dell’insicurezza e della criminalità stessa, aumenta il disagio delle vittime, crea un divario crescente tra situazione effettiva e situazione percepita, influenzata quest’ultima dalla strumentalizzazione operata, spesso, da persone che con la gestione della sicurezza non hanno mai avuto rapporti.

Non sempre la situazione sicurezza/insicurezza trova corrispettivo in atti criminali, per i quali è necessario l’intervento della polizia o delle forze dell’ordine. Talvolta si tende a trasformare in insicurezza il fastidio che deriva da certe situazioni. Si rischia che la non tolleranza faccia sorgere la presunzione di illegalità in situazioni che sono affatto legali.

Molte volte siamo chiamati a intervenire su ciò che non piace, retaggio forse di forme di razzismo o di emarginazione (es. handicap come successo in passato). Ciò influenza il binomio criminalità reale e criminalità percepita. Di quanto sia importante questa diversità, e di come influisca sulla nostra attività quotidiana, lo dimostrano varie segnalazioni che giungono in Questura, segnalazioni rapportabili a situazioni “che non piacciono” più che a situazioni “che costituiscono allarme per l’ordine e la sicurezza pubblica” o che attengono a reati.

A livello di criminalità su un territorio, un risvolto particolarmente importante lo riveste la valutazione di ciò che è fisiologico in una città grande come Prato, con forte presenza di extracomunitari, e la valutazione invece dei mutamenti sociologici e criminali e della velocità con cui evolvono. Certamente, per Prato, la progressione con cui aumentano le dinamiche delinquenziali, non sono le stesse delle sviluppo della città, ma sono, purtroppo, molto più rapide.

Per la nostra realtà, vi è una percezione astratta – forse erroneamente dovuta all’essere una delle provincie più recenti – di una città medio piccola, con problematiche contenute. In realtà la questione è esattamente opposta. Prato è una realtà complessa e impegnativa, dove lo sforzo per il contrasto alla criminalità è molto maggiore rispetto a quello di altre città. Non si può, per la sola qualificazione di nuova provincia, presumere che vi siano problematiche di piccola città.

La città, con 185.000 abitanti, percepisce un senso di insicurezza e “disordine” pubblico, dovuto non tanto a una situazione effettiva, quanto ad aspettative non soddisfatte, collegate anche a una erronea percezione delle dimensioni della città. Il cittadino percepisce una situazione molto vicina alla realtà, da cui se ne discosta, come detto, laddove vi è una accentuazione strumentalizzata della percezione di insicurezza (o meglio della volontà di farla percepire). A fronte di questa percezione chiede risposte adeguate, ma che non sempre arrivano poiché vi è, a livello di amministrazioni centrali, una sottovalutazione della consistenza e della portata delle problematiche della città, a cui non segue, però, una insufficienza della gestione, ma uno sforzo maggiore per assicurare comunque sicurezza e ordine pubblico.

Le difficoltà sono molte, legate a vari fattori, non ultimo il modo di approccio all’evento che si sta cercando di gestire. Gli interventi delle forze di polizia sul territorio pratese avvengono in una società multietnica, dove le culture diverse non si mescolano con la cultura locale e, spesso, neanche si adattano al rispetto della legalità italiana. Un esempio fra i tanti. Abbiamo soccorso una donna pakistana che non era a conoscenza di cosa fosse una violenza sessuale, reato del quale era vittima da molti anni, ma la cui condotta era, nella sua logica, frutto necessario del suo status di donna e di moglie. Ha acquisito consapevolezza, ha avuto il supporto necessario per lei e per i figli, ha fatto le denunce che doveva fare, ma poi, dopo quasi un anno trascorso in località protetta, è tornata nel suo mondo, nella sua realtà ed è sparita, tornata in Pakistan. Hanno prevalso fattori familiari e del suo territorio, pressioni che ben erano rappresentati nel suo sguardo quanto ci ha salutato.

Fare il poliziotto significa anche perdersi e commuoversi negli sguardi delle vittime, impotenti di fronte a situazioni difficilmente spiegabili e accettabili.

Quanto pesano, a volte, le dignità violate, le situazioni dove la risposta che ci è chiesta non è adeguata a quella che possiamo dare o che vorremmo dare. Una delle maggiori difficoltà, noi, appartenenti alla Polizia di Stato, la incontriamo quando ci sono chieste risposte, anche nell’immediato, che non possiamo dare. Si crea una situazione di aspettative deluse, che concorre a creare insicurezza sociale, che fa apparire maggiori le problematiche di gestione degli eventi.

Ma spesso su di noi ricadono le critiche riguardanti inadeguatezze di risposte di una intera società o di un intero sistema. Questo non deve essere scambiato per carenza di sicurezza sul territorio, perché porterebbe a valutazioni distorte e poco corrispondenti alla realtà. Allo stesso tempo ci dimostra come all’interno del tema sicurezza si cerchi di farvi ricadere situazioni molto diverse tra loro, poco corrispondenti al concetto effettivo di sicurezza.

La delusione delle aspettative dell’utente che si rivolge alle istituzioni può dipendere da vari fattori:

  • deficit nostri, e lo metto al primo punto solo per non dare l’impressione di volersi nascondere di fronte alle proprie responsabilità;
  • eccessiva confidenza nelle potenzialità della istituzione a cui ci si rivolge, senza capire che spesso la risposta deve arrivare da più istituzioni o da una catena di situazioni (quello che si sta cercando di fare a Prato per le vittime delle violenze e degli abusi);
  • strumenti di risposta talvolta inadeguati (non posso inventarmi una soluzione, ma devo trovarla con i mezzi che ho a disposizione, che, per me poliziotto, sono da ricercare principalmente nella legge);
  • spesso segnalazioni di fatti che generano fastidio e non di fatti che possano, a qualsiasi titolo, essere campanello di allarme per ordine e sicurezza pubblica.

Ciò nonostante le risposte arrivano. La sicurezza nella provincia di Prato trova risposte adeguate, in linea con la realtà territoriale e con le esigenze che mutano nel tempo, senza lasciare niente di trascurato.

Da un lato i reati classici, di sempre, le problematiche che sono comuni a tutte le grandi città: droga, prostituzione, scippi. Dall’altro lato le criticità che sorgono in determinati momenti storici o ricollegabili a fattori peculiari della nostra città: rapine, aggressioni, criminalità straniera, criminalità economica.

Una prima analisi sull’influenza dell’allarme sociale che questi episodi creano, la riscontriamo dalla rilevanza che assume l’episodio a livello mediatico, anche se spesso non c’è sempre adeguato risalto quando “il caso viene risolto” e, molte volte, la rilevanza mediatica altro non è che attività finalizzata allo sviluppo della questione dal punto di vista politico e alla sua strumentalizzazione.

Ciò nonostante, la risposta delle istituzioni c’è sempre, si tiene conto delle diverse gravità e delle diverse esigenze e si interviene nel modo migliore. Non è una città, Prato, dove la criminalità dilaga e dove manca la risposta delle istituzioni. Può eventualmente mancare la contiguità della risposta rispetto all’evento, anche se non sempre è facile, atteso che talvolta le emergenze si vanno a sovrapporre una sull’altra.

Per la realtà pratese, vediamo alcuni dati indicativi dello sforzo e dell’impegno elevato, unico, che spendiamo sul territorio, sforzo che va ben oltre le quattro/cinque volanti impegnate (unica provincia fra Toscana, Emilia Romagna e Umbria ad avere un dato così elevato in relazione alla città).

 

Immigrazione

A fine 2009, abbiamo oltre 20.000 permessi di soggiorno in corso di validità, senza contare i minori di 14 anni che non hanno un permesso autonomo. Fra questi permessi di soggiorno, 12 sono per motivi umanitari, e solo 7 sono stati rilasciati a ex prostitute che hanno denunciato i loro sfruttatori e sono uscite dalla prostituzione.

Quest’ultimo dato è molto importante e ci dimostra come la prostituzione in Provincia sia cambiata nel tempo.

Siamo passati da una situazione in cui la prostituta, nella maggioranza dei casi, era vittima di un racket, sfruttata anche con violenza, a una situazione in cui è diventata autonoma e cerca solo una persona che le garantisca un posto dove lavorare e un controllo. Si cerca, quindi, non tanto uno sfruttatore, ma una persona che offra alcune garanzie, dietro remunerazione di denaro. Se dal punto di vista giuridico la questione non cambia, e siamo comunque alla presenza di sfruttamento della prostituzione, dal punto di vista sociale la situazione è notevolmente cambiata.

Eccezione è rappresentata da alcune forme di prostituzione di origine nigeriana, poco presenti sul nostro territorio, ma molto presenti nelle zone immediatamente vicine come Agliana (Pistoia) e Calenzano (Firenze), e di prostituzione cinese, molte volte legata all’attività vera e propria di massaggi.

Anche la prostituzione in appartamento è caratterizzata da questa dinamica. A seguito di uno dei tanti esposti che ci giungono, con segnalazione di case ove si svolgerebbe la prostituzione (che si ricorda non essere reato), abbiamo verificato addirittura che alcune ragazze rumene hanno preso regolarmente in affitto un appartamento ove, alternandosi, vengono a prostituirsi per un mese e poi fanno rientro in patria, dopo aver guadagnato somme di denaro sufficienti a mantenere la famiglia per un periodo abbastanza lungo di tempo. Situazioni come queste possono infastidire molto i condomini, ma non costituiscono reato e quindi l’operatività dei nostri interventi è molto ridotta.

Come dicevo, numerosi sono gli esposti che riceviamo e che riguardano segnalazioni di case di appuntamento, cerchiamo di controllarli tutti, ma non sempre è agevole, anche perché non possiamo entrare autonomamente nelle case, non vi è normativa che consenta l’accesso.

 

Esposti

Nel corso del 2009, abbiamo ricevuto quasi 50 richieste di composizione dei privati dissidi, ex art. 1 T.U.L.P.S., riguardanti liti familiari, problemi di condominio, e problematiche connesse ad attività lavorative. In questi casi, si cerca una vera e propria mediazione, una composizione della lite, chiamando, in momenti diversi, le parti. È un istituto importante e molto usato dai pratesi, e certamente utile per prevenire eventuali future problematiche.

Di maggior rilievo il dato riguardante gli esposti come segnalazioni di situazioni che potrebbero costituire reato o pericolo per la sicurezza pubblica, o comunque situazioni di disagio per il cittadino.

Nel 2009 abbiamo trattato 186 esposti, di cui 114 riguardanti stranieri (nel 2008: 182 esposti, e 91 per stranieri), fra questi 31 segnalazioni hanno riguardato ditte cinesi che infastidiscono o impiegano clandestini, molte volte pretesto per forzare un intervento, e 50 per convivenza difficoltosa. Gli altri esposti hanno riguardato segnalazioni di spaccio, ma anche in questi spesso si è trattato di una scusa per chiederci interventi in situazione ove diversamente non interverremmo, oppure disturbo quiete pubblica, atti vandalici e simili.

Tutti trovano una risposta e una verifica, eventualmente anche coinvolgendo l’Autorità Giudiziaria. Naturalmente le segnalazioni anonime non sono trattate, salvo che si trovi riscontri “qualificati” e più attendibili.

Certo è che gli esposti hanno notevole rilevanza sia quale segnale proveniente dal territorio e relativo a situazione di degrado o comunque a situazioni che creano allarme nella cittadinanza e che potrebbero, se non gestite, ingenerare pericoli per la sicurezza pubblica e l’ordine pubblico. Ma anche sono estremamente utili per organizzare i servizi, ordinari e straordinari, del personale impegnato nei servizi di controllo del territorio.

 

Controlli straordinari del territorio

È una delle attività maggiormente collegate alle esigenze del territorio, alle dinamiche che si sono determinate negli ultimi anni a Prato e alla presenza di una componente di cittadini extracomunitari che incide quasi in misura del 15% della popolazione.

Nel 2009, sono stati eseguiti oltre 60 controlli mirati e straordinari, di cui 50 legati a attività produttive o contesti gestiti da cittadini cinesi, mentre gli altri collegati ad attività diverse. Lo sforzo è stato elevato, con impiego di circa 300 persone della Questura, oltre 350 persone di reparti di rinforzo della Polizia di Stato, moltissime persone di altri enti (ASL, Ispettorato del Lavoro, Vigili del Fuoco), quaranta Carabinieri e oltre 150 Agenti della Polizia Municipale. Il tutto per cercare di controllare e riportare in ambiti di legalità le situazioni che nel tempo sono degenerate, specie all’interno delle aziende riconducibili a cittadini cinesi, oltre 3.200 nella Provincia.

La partecipazione congiunta di enti diversi nei controlli è proprio una delle peculiarità del contrasto alla criminalità sul territorio pratese e si giustifica dalla necessità di verificare e, eventualmente, sanzionare infrazioni diverse. Quindi non solo, ad esempio, verificare condotte criminali, quali impiego di manodopera clandestina o favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma anche irregolarità urbanistiche, problemi di sicurezza sul posto di lavoro, problematiche connesse alla regolarità del rapporto di lavoro e così via, in modo che la verifica sia la più completa possibile e il rispetto della legalità possa essere affermato contestando, in un unico momento, le diverse violazioni. La sicurezza sul territorio passa anche sul rispetto uguale per tutti delle disposizioni legislative.

 

Droga riguardo al biennio 2007 – 2009

È uno dei problemi principali della nostra società, non solo pratese. L’uso, anche a Prato, di sostanze stupefacenti è molto elevato e si abbassa, purtroppo, sempre di più l’età degli assuntori di droga.

I nostri dati sono riferiti agli interventi fatti. La scelta investigativa da prendere, nel contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti, e che influenza moltissimo sia la percezione che i cittadini hanno del contrasto alla vendita della droga sia le conseguenze sul piano operativo, è se colpire lo spaccio al minuto, nel passaggio della droga tra spacciatore e tossicodipendente, oppure, nel colpire il traffico a un livello superiore, di organizzazioni criminali che gestiscono l’attività di spaccio di quantitativi considerevoli, da destinare poi allo spaccio al minuto in un secondo tempo.

Sono scelte diverse che comportano valutazioni diverse. Nel primo caso vi può essere l’incidenza su un fenomeno maggiormente percepito dalla cittadinanza, ma con esiti giudiziari non sempre capaci di soddisfare le aspettative delle persone (molte volte si ha un processo con rito per direttissima, sospensione condizionale della pena e rimessa in libertà immediata del responsabile). Nel secondo caso, invece, magari si arriva a provvedimenti restrittivi più forti, più incisivi, ma con una percezione minore nella popolazione.

I dati che seguono sono riferiti esclusivamente all’attività della Squadra Mobile della Questura di Prato. In particolare, sono dati riferiti a operazioni terminate tutte con arresti e sequestri, cioè non ci sono stati sequestri a carico di ignoti, quindi si è sempre trovata la paternità dello stupefacente sequestrato. Si tratta di dato relativo a sequestri di droga e non, quindi, della droga che passa per Prato o utilizzata nella Provincia di Prato, dato difficilmente quantificabile, ma certamente elevato. Sono stati sequestrati nel biennio in considerazione 17 kg di cocaina, 125 chili di eroina, e 350 chilogrammi di sostanza da taglio per eroina, e 54 chili di hashish.

Da un lato, Prato al centro di interessi economici rilevanti, legati al traffico di stupefacenti, dall’altro lato azione di contrasto mirata e di rilievo.

Come detto, necessità di scegliere: cioè se cercare l’attività a monte, del grossista o se, invece, di prediligere l’attività su piazza, legata al microspaccio, certamente più fastidiosa per la città, ma certamente esaustiva in modo minore delle diverse necessità. Scelta che dipende da vari fattori, legati ai diversi momenti e alle diverse esigenze, comprese le segnalazioni degli organismi centrali, e con costi di gestione sicuramente diversi.

Da questo quadro, per un verso generale e per altro verso specifico di una realtà non certamente facile ma complessa e articolata, si capisce che non è semplice, e, per certi versi, neanche corretto, fornire indicazioni con valenza certa e assoluta, ma è necessario modulare e adattare la gestione della sicurezza e della criminalità ai singoli casi concreti e cioè prevedere, sulle linee generali di intervento, situazioni che tengano conto dei diversi territori dove trovare applicazione.

Così come rappresentare la realtà del territorio pratese sulla base di meri dati non è certo esauriente della complessità e difficoltà che si incontrano nella gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico. Le problematiche quotidiane, dell’emergenza di tutti i giorni, sono moltissime e richiedono uno sforzo investigativo e di contrasto alla criminalità enorme.

Infine, nella valutazione generale dell’impatto della criminalità sul territorio, appare rilevante affrontare una delle situazioni meno appariscenti, ma certamente più penetranti e preoccupanti, e cioè l’influenza della crisi economica sulla sicurezza e sull’apertura a forme diverse di criminalità.

Per questo tipo di valutazione, e di impatto che ha sulla sicurezza in una determinata provincia, la ricostruzione difficilmente trova spunto da una denuncia della vittima, ma più spesso si fonda su un insieme di situazioni che si pongono come campanello di allarme. La vittima di usura, ad esempio, difficilmente denuncia l’usuraio perché, per lui, rappresenta una salvezza momentanea, un modo di risolvere i propri problemi.

Il settore è quello del disagio economico e dell’uso corretto del denaro, situazioni che, a loro volta, generano una serie di problematiche negative, con la conseguenza di sempre maggiori situazioni di ricorso al mercato illegale del credito, sia per far fronte a situazioni di emergenza, sia per far fronte alle difficoltà derivanti dal ricevere finanziamenti e ausilio economico dagli enti preposti, prime tra tutte le banche. Non rientrano in questa casistica le situazioni pericolose, fuorvianti e altamente dannose per la comunità (es. eccessiva pubblicità per estrazione del lotto per numeri ritardatari, o superenalotto, o problematiche falsamente risolte mediante acquisti con pagamenti rateali posticipati, a distanza di un anno), così come non vi rientrano i finanziamenti derivanti da evasione fiscale.

Anche in questo caso si valuta la problematica nell’ottica delle vittime, cioè di coloro che vengono travolti da quelle organizzazioni criminali che si pongono come alternativa ai canali legali, e talvolta comunque preoccupanti, di finanziamento. Una realtà che trova ampio spazio in un ambiente imprenditoriale in crisi come quello pratese e dove le regole sulla concorrenza e sull’imprenditorialità sono falsate da un mercato, quello cinese, che non consente alle diverse forme in cui si estrinseca l’imprenditorialità sul territorio, di muoversi con le stesse forze e le stesse capacità.

Chi ricorre al mercato illegale del credito lo fa perché deve far fronte a una situazione patrimoniale debole, situazione che può derivare da affari che vanno male, da debiti assunti in maniera sconsiderata, da debiti derivanti da situazioni illecite (scommesse clandestine o gioco d’azzardo), da truffe patite, da uso di droga e così via. In questi casi, l’alternativa, e la soluzione, viene proposta da amici e conoscenti, da persone che nulla hanno a che fare con la normale attività di erogazione di prestiti, ma che, anzi, molte volte hanno concorso direttamente con la predisposizione di quanto necessario a ridurre la persona in una situazione di necessità (es. l’imprenditore che è spinto a giocare a carte, con l’illusione iniziale di vincere e poi inizia a perdere, in modo da prendergli i soldi subito e poi farlo giocare a credito, per controllarlo definitivamente).

Il dato preoccupante e conseguente è come, così facendo, la criminalità cerchi di sfruttare, e di insinuarsi, nei diversi aspetti del mercato della circolazione dei beni e dei finanziamenti economici. Il passo verso l’usura e i prestiti che poi diventano usura, o che sfociano in richieste estorsive, è molto breve.

Tramite queste forme di criminalità, l’usuraio riesce a controllare la sua vittima, spesso la mette in condizione di cedergli l’attività e quindi acquisisce esercizi commerciali, rileva attività più o meno importanti, oppure crea dipendenza da struttura organizzata senza apparire, ne diventa socio occulto, di fatto, trae profitti dall’attività economica che manda avanti tramite la sua vittima, oppure crea una nuova rete di usura, obbliga la persona a portare/presentare nuove potenziali vittime.

Questo fenomeno coinvolge molto anche la nostra Provincia, con le enormi difficoltà derivanti dal coinvolgere la vittima in un percorso che gli consenta di uscire dalla morsa “dell’amico” che lo aiuta in un momento di bisogno.

Allo stesso tempo, questo settore di contrasto alla criminalità, presenta delle difficoltà spesso superiori, sia per la reticenze delle vittime sia per la copertura che spesso forniscono grosse organizzazioni criminali, anche di matrice mafioso-camorristica. La presenza sul territorio della criminalità connessa all’usura e a dinamiche economiche, quali riciclaggio del denaro, è una situazione non apparente, che difficilmente emerge, superata e resa secondaria dall’emergenza quotidiana, e che sembra non rappresentare una situazione criminale attuale, da affrontare. In realtà, è uno dei settori più pericolosi, con ripercussioni gravi, che l’amministratore delle sicurezza deve necessariamente andare a ricercare, specie in quei contesti urbani caratterizzati da numerose attività imprenditoriali, come appunto la provincia pratese.

Questo breve quadro della gestione delle problematiche connesse alla criminalità sul territorio, e in particolare alla realtà pratese, se è preoccupante da un lato, dall’altro lato vuole comunque rappresentare la consapevolezza dell’esistenza di certe tipologie di reati e la determinazione nell’affrontarle e nel risolverle, non solo per linee generali, ma soprattutto per la determinazione nel prendere coscienza di ciò che avviene nel concreto, delle sue problematiche e nella risoluzione delle stesse.

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