Donne Esoteriche

 In Sotto il Segno del Culto, N. 4 - dicembre 2016, Anno 7

In principio fu la Terra. La Madre Terra. Dal suo fertile grembo nasce nutrimento e vita. In Lei Morte e Rinascita si alternano assieme al dispiegarsi delle stagioni: il seme depositato nel suo ventre deve prima morire affinché possa poi risorgere e dare il suo frutto. In Lei torna “dormiente” il genere umano. Signora della vita e della morte, la Terra, rappresentata, da sempre, dal principio femminile, concede allo spirito dell’uomo, se così vogliamo chiamarlo, di liberarsi del corpo materiale e “risorgere”, si crede, su un diverso piano d’esistenza. In quell’attimo al di fuori del tempo e dello spazio, la “Dea Terra”, torna ad essere donatrice di vita. Due volte donatrice, in quanto permette di passare da un livello di esistenza ad un altro.

Niente di strano quindi che il culto della Grande Madre risalga al Neolitico, forse addirittura al Paleolitico. Immagini di donne rappresentanti Madre Natura o la Madre Terra sono senza tempo. Nelle comunità arcaiche e nelle società tradizionali erano Sacerdotesse coloro che amministravano il rapporto col sacro e con le forze della natura, per favorire il ciclo di nascita-riproduzione-morte non solo per le sementa, ma anche per tutti gli esseri viventi. Per millenni, prima dell’inizio delle religioni patriarcali, queste officiavano e mantenevano il dominio sulle “cose” sacre nelle civiltà Inca, Algonchina, Assira, Babilonese, Slava, Germanica, Romana, Greca, Indiana, Irochese ecc.

Parlando di magia e esoterismo, quindi, non si può prescindere dall’elemento femminile, dalla sua caratteristica peculiare associata alla forma misterica dell’essere donna.

Il Vangelo delle Streghe

È il 1800 quando, in Europa, il binomio donna magia/esoterismo ritorna con forza alla ribalta dando vita a nuove realtà, movimenti, scuole di pensiero o semplicemente tendenze di cui siamo testimoni ancora oggi.

A ribadirne il concetto ci penserà, tra altri, anche se con un po’ di ritardo, un certo Charles Godfrey Leland. È, infatti, alla fine dell’Ottocento che Leland pubblica il “Vangelo delle Streghe” o “Aradia”. Testo a metà tra il saggio antropologico e il racconto folcloristico.

Anarchico e appassionato di esoterismo/occultismo, Leland, per le sue ricerche stregoniche sceglie l’Italia, dove trascorre diversi anni. È in Toscana, che dice di aver ricevuto il manoscritto che poi diventerà il “Vangelo delle Streghe”. Glielo avrebbe donato, scrive nella prefazione, una “strega”, di discendenza etrusca, appartenente a una antichissima tradizione magica/rituale in via di estinzione. Il manoscritto sarebbe stato la trascrizione fedele di riti antichissimi, risalenti addirittura ad una primordiale religione, che andavano a fissare “i principi della dottrina stregonica italiana”. La prova risolutiva, secondo Leland, quindi, dell’esistenza di una contro-religione anti-gerarchica in opposizione alla Chiesa Cattolica. Il tutto conservato e tramandato attraverso i rituali, le cerimonie, i racconti e le leggende che vanno a costituire il nucleo centrale del Vangelo. All’interno del quale Diana è Regina delle Streghe, le quali, in suo onore, compiono orge, celebrano ricorrenze, recitano rituali e si vendicano in vari modi dei considerati torti subiti. Aradia, altro nome del Vangelo, è la figlia di Diana e di Lucifero: «Diana amava molto suo fratello Lucifero, il dio della Luna e del Sole, il dio della Luce, che tanto andava orgoglioso della propria bellezza e a cagione di tale orgoglio fu scacciato dal Paradiso. Diana generò a suo fratello una figlia che fu chiamata Aradia (Erodiade)». Aradia è poi mandata da Diana «sulla terra a fare la maestra a donne e a uomini che avranno la volontà di imparare la tua scuola, che di sortilegio sarà fatta [1]». Scenografia, invero questa, che ricorda da vicino il racconto mitologico dell’antico Egitto, dove Iside dea della magia, della fertilità e della maternità sposò suo fratello Osiride, re dell’oltretomba, e partorì Horus.

Nonostante le forti critiche e i dubbi sulla sua genuinità da parte di vari ambienti del settore, il “Vangelo delle Streghe” ha avuto una vasta diffusione soprattutto negli Stati Uniti dove ha influenzato, negli anni cinquanta e sessanta, del secolo scorso, molti hippie e beatnik e ha contribuito alla creazione di un vero e proprio “movimento” occultista, la cosiddetta “stregheria luciferiana”, seguita da numerosi adepti in varie parti del mondo.

La parte del volume considerata più interessante è quella in cui si raccolgono veri e propri frammenti di “saggezza al femminile”: scongiuri, invocazioni e incantesimi di ogni sorta per la risoluzione di tutti i problemi: curare, ottenere l’amore, vendicarsi di un torto subito, evitare pericoli e incidenti durante un viaggio, fare un buon raccolto e chi più ce ne ha più ce ne metta. Non solo, le streghe che pronunciano tali incantesimi agirebbero come veri e propri sciamani: esse non si limitano ad invocare e supplicare le divinità ma possono arrivare a minacciarle quando non ubbidite. Insomma, donne forti, ribelli che non si arrendono di fronte ad un destino di subordinazione, ma che rivendicano un potere di controllo sul mondo che le circonda.

Ora, un testo simile sarebbe stato musica per le orecchie di certe donne se fossero riuscite a leggerlo in quell’epoca, ovvero nella prima metà del 1800. Arrivò invece un po’ più tardi della nascita dei loro fermenti, di pochissimo però e, forse non a caso. Probabilmente Leland aveva raccolto gli umori e le vicende scaturite dai frenetici movimenti che stavano per entrare in ebollizione.

Iniziava infatti a diffondersi, in quel periodo, in molti ambienti intellettuali e artistici, la forte la sensazione di stare vivendo un momento di svolta cruciale della storia dell’umanità. C’era la convinzione che fosse finalmente possibile costruire una società diversa e migliore. Le teorie evoluzioniste avevano dato il loro contributo, certo. Si sentiva la voglia di cercare nuovi valori spirituali con sbocchi al di fuori delle religioni tradizionali, non di rado facendo incursioni massicce proprio nell’occultismo e finanche nell’evocazione di Satana.

La Massoneria Mista

Epoca, quella della seconda metà del 1800, dove oltre ad esserci un ripensamento della tradizione cristiana – va aggiunto che eravamo in piena cultura romantica, quella dello sturm und drang viene data importanza al sogno e all’inconscio. Quella, che privilegia la conoscenza per intuizione, che lega fino a confonderli il sovrannaturale e il naturale. E, diciamolo, quella, che da importanza ‘nuova’ all’elemento femminile. Al punto che in quegli anni c’è chi coltiva l’idea della necessità di fondare una società rigenerata “moralmente” dalla spiritualità femminile. Complice, invero, allo sviluppo di un simile atteggiamento anche un controverso rapporto tra donne e modernità. In sintesi, le donne, le più colpite dalla modernizzazione – che ha interessato proprio l’Occidente dove poi nascerà e si svilupperà il femminismo –, cercano di bloccare gli effetti disgregatori di questo processo proponendosi protagoniste di una nuova era. Intento forse lodevole, i risultati lo saranno molto di meno alla fine, almeno nella maggior parte dei casi.

Ed ecco che alcune, infuocate dal momento, rimanendo comunque affascinate da correnti che esaltano il sovrannaturale e/o arse dal desiderio di affermarsi, si presentano come avanguardia illuminata per guidare le altre, in felici, verso il regno della perfezione, un mondo che, secondo loro, avrebbe risolto perfino mali da sempre considerati insolubili, come la guerra e la prostituzione.

Di fatto, non può spiegarsi altrimenti che il primo congresso internazionale dei diritti delle donne organizzato a Parigi nel 1878 si sia tenuto nella sala del Grande Oriente di Francia e sia stato preparato da una donna, Maria Adelaide Déraismes che, con George Martin, membro del Supremo Consiglio di Francia e Léon Richer è poi la fondatrice (il 4 aprile del 1893) della prima massoneria mista: la Gran Loggia Simbolica Scozzese Mista di Francia, che vide la compartecipazione di diciassette donne elevate al grado di Maestro.

È il 5 settembre 1895, quando Marie Bonnevial fonda a Lione la seconda Loggia dell’Obbedienza Mista. Massonerie miste vennero poi istituite in poco tempo anche in altri paesi.

Su richiesta, da parte di alcune personalità massoniche, di istituire anche nei loro paesi la Massoneria Mista la Grande Loggia divenne, l’11 maggio 1899, l’Ordine Massonico Misto Internazionale «Il Diritto Umano». Il tutto diretto da Parigi da un Supremo Consiglio. Con l’esordio sulla scena internazionale del «Il Diritto Umano» la donna entra nelle Officine con gli stessi diritti e doveri degli uomini. La nuova Obbedienza affermava: «Fintanto che la donna, generatrice ed educatrice del bambino, sarà subordinata all’uomo, non sarà possibile realizzare l’unità di veduta, ne l’unità di azione nella famiglia e, per conseguenza, l’unità di educazione del bambino. Se la donna non ha gli stessi diritti dell’uomo il progresso sociale non sarà in concordanza con il progresso scientifico [2]»

Così si spiega anche quella forte vena spiritualista che traspare dalle parole delle prime femministe che danno vita ai movimenti emancipazionisti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Non a caso nei loro programmi si promette una società del futuro che riconosca i diritti delle donne e quindi più giusta, e addirittura una società rigenerata moralmente dalla spiritualità femminile.

Sono segnali indiscutibili di una impostazione mentale che da un lato dà alla donna la possibilità di assumere un ruolo da protagonista e, dall’altro, diventa l’humus dell’esoterismo occidentale. La nuova corrente emancipatoria viene tramandata sicuramente dalla massoneria e, al tempo stesso, da certe mistiche esoteriche del Settecento. Tra queste c’è il movimento swedenborghiano che introduce il tema di una dea salvatrice in un contesto più inquietante, quello degli occultisti.

Le sorelle Fox

È infatti sempre nell’Ottocento che nasce e si diffonde una nuova forma di occultismo, lo spiritismo, cioè il “sapere” o meglio la “ricerca psichica” pretende di trovare prove concrete e scientifiche dell’esistenza dell’aldilà. Guarda caso si considera che lo spiritismo moderno abbia avuto inizio nel 1847 [3], negli Stati Uniti, in una casa di campagna a Hydesville, vicino ad Arcadia, nello stato di New York, dove dei “rumori misteriosi si verificavano di notte”. Casa che, poco tempo dopo, divenne proprietà di John Fox e la sua famiglia. È la sera del 31 marzo del 1848 quando dei “colpi misteriosi” ripetevano i rumori fatti da una delle sue figlie. Ben presto sia la moglie di Fox e le sue due giovani figlie, si scoprirono dotate di poteri medianici e iniziano a produrre fenomeni paranormali. Tutte donne appunto.

Da lì l’esperienza si diffonde, e medium più o meno famosi cominciano a girare corti e palazzi europei. In poco tempo, tanto negli USA che in Europa, la pratica della “comunicazione con i defunti” diviene una vera e propria moda praticata con dedizione e costanza in molti salotti borghesi, dando ad intellettuali e ricercatori una nuova ragione di “ricerca”, se non anche una fuga dalla noia.

È del 1852, a Cleveland negli U.S.A., il primo congresso internazionale sullo “spiritismo”, considerato a questo punto, da molti ricercatori, alla stessa stregua di scienza e ricerca. Non sono pochi, infatti, i letterati e gli studiosi che si interessano, a vario titolo, di questa “nuova” pratica. In quell’anno lo spiritismo varca i confini dell’America e attraversando l’Atlantico inonda Inghilterra e Germania. Nell’anno successivo arriva in Francia, contagiando poi tutte le parti del mondo considerato civile.

In Europa sono gli scritti di Allan Kardec, pseudonimo usato da Hippolyte Rivail, a costituire un formidabile strumento di propaganda per la diffusione dello spiritismo. Ad esempio il suo libro Le Livre des Esprits (Il Libro degli Spiriti), pubblicato nel 1857, a Parigi, diviene uno dei testi ufficiali della dottrina spiritistica: «una giuda non solo per gli spiritisti, ma anche per gli spiriti [4]».

Fucina, quella spiritica, che fa credere ai suoi habitué, di aver trovato finalmente prove scientificamente inconfutabili dell’esistenza di una dimensione spirituale, tanto da intravedere una nuova super religione universale.

La Nuova Era

Per meglio realizzare questa onnicomprensiva religione universale, più conosciuta sotto il nome New Age, nasce a New York, nel 1875, la Società Teosofica. La fonda l’ineffabile ucraina Helena Petrovna von Hahn insieme al colonnello Henry Steel Olcott, William Quan Judge, Michael Betanelly ed altri associati.

Lo scopo dichiarato della Società Teosofica è quello di diffondere gli antichi insegnamenti della Theosophia, ovvero «la saggezza concernente il Divino, che è stata la base spirituale di altri grandi movimenti del passato quali il Neo-Platonismo, lo Gnosticismo e le scuole Misteriche del mondo classico». I suoi obiettivi sono perciò quelli di «riordinare e diffondere lo scibile delle leggi che governano l’Universo [5]».

Oggi, probabilmente, non esiste provincia italiana, per limitarci a noi, in cui non ci sia un centro New Age o palestra di settore, diffusa infatti è l’idea di una superiorità “spirituale” della cultura d’Oriente, rispetto al Cristianesimo considerato da questi una religione in via di estinzione. Molto di questa “nuova” visione sincretista del mondo si deve all’attività, appunto, di Helena Petrovna von Hahn nota anche con le iniziali del suo pseudonimo HPB e, ancor meglio conosciuta come Madame Blavatsky.

Considerata la più autorevole portavoce del pensiero filosofico/religioso orientale in occidente, oltre che una medium dotata di straordinari poteri paranormali – se non anche la più fantastica visionaria da parte di coloro che non credono nelle sue “doti medianiche” –, sta di fatto che i suoi scritti introducono, nell’Europa di fine ottocento, una “nuova” idea dell’esistenza umana e della vita anche dopo la morte, influenzando profondamente il pensiero di alcuni scrittori, pittori, scienziati, musicisti. Ancor oggi le sue opere sono periodicamente ristampate in molte lingue continuando a suscitare l’interesse di un vasto pubblico e a influenzare un’infinità di gruppi e movimenti.

Donne e Oriente

Così, nella seconda metà dell’Ottocento, in Europa, le donne appese tra spiritualità e ideologia progressista, fra tradizione misterica e evoluzionismo, iniziano anche a conoscere quelli che adesso sono i “nuovi” diritti: voto, non-maternità, indipendenza, e non solo.

Le più intellettuali e benestanti rivelano una smania inquieta di conoscere luoghi, persone diverse, mentalità alternative. Tra queste non si può non citare due esoteriste parigine, la giornalista e studiosa Alexandra David-Nèel, che pubblica resoconti delle sue vicende nell’universo tibetano e Mira Alfassa, soprannominata yogini Mére “La Madre”. Queste assieme alla Blavatsky sono chiamate le “viandanti” perché non si fermano mai troppo in nessun luogo. Protagoniste di una vita dedita ai viaggi, pur seguendo ognuna una propria strada, il trio è accomunato da diversi elementi.

Innanzitutto l’attrazione per l’Oriente, che pare offrire una modalità di pensiero più elastica e affascinante rispetto al rigido razionalismo occidentale: nel 1877 la Blavatsky, già pellegrina in Tibet e “connessa” all’arcaica spiritualità di questa terra, istituisce in India, ad Adyar, la casa madre della Società Teosofica, mentre Mira vive le proprie “eccezionali” esperienze, dal 1920 fino alla morte, nella vicina Pondicherry presso la comunità di Aurobindo, stesso luogo visitato, nel 1911, da David-Néel, attratta come Mira dallo Yogi patriota.

Inoltre sia Alexandra che Mira abitano, per un periodo, ambedue in Nord Africa (la prima in Tunisia tra il 1900 e il 1904, Mira in Algeria negli anni 1900-1906) e in Giappone (David-Néel a Tokyo tra il 1916 e il 1920, l’altra a Kobe nel 1917), dove apprendono i segreti del buddismo zen. Tutte e tre, si riporta, che dimostrino infine una idiosincrasia nei confronti della maternità, dell’eros e dei rapporti di coppia duraturi. Helena si sposa due volte, si dice, senza mai “consumare” il matrimonio; Mira lascia ambedue i mariti affidando l’unico figlio alle cognate e arrivando poi a rifiutare del tutto la sessualità; quanto a Alexandra, si dice, un po’ per il mancato affetto materno, un po’ per l’amore eccessivo verso il padre, è così distaccata dal sesso da riuscire ad amare il marito solo a distanza.

Donne atipiche, dalla personalità complessa, a volte capricciosa e confusa, attratte dagli scenari esotici che al pari di altre loro contemporanee, in forme rivoluzionarie e trasgressive per l’epoca, scelgono di affermare la propria autonomia attraverso la sperimentazione di concezioni magico-esoteriche.

Le Tre Marie

In Europa sono tre i principali centri del fervore femminile. La Francia, Parigi innanzitutto. Scenario delle cosiddette “Tre Marie”: Maria de Maraitegui, Maria Adelaide Déraismes e Maria de Neglowska.

Citiamo per prima e solo per un ordine cronologico, la nobile anglo-spagnola Maria de Maraitegui: vedova del duca di Pomar, sposa il conte di Chaitness.

Stabilita a Parigi dopo la morte del secondo marito, il conte Chaitness, la de Maraitegui, fonda nel 1882 la Società Teosofica d’Oriente e d’Occidente. Società che per anni opera come filiale parigina della Società Teosofica della Blavatsky. Devota al culto mistico di Maria Stuarda, di cui forse si considerava la reincarnazione, fonda il “Cerchio della Stella”, un gruppo di seguaci che si riconoscono nella dottrina elaborata dalla stessa de Maraitegui. Credo che profetizza imminente l’avvento dello Spirito Santo. Uno Spirito Santo però, questa volta, tutto al femminile: un divino Femminino, di cui lei si autoproclama intermediaria.

A causa di divergenze dottrinali la de Maraitegui si dissocia dalla Società Teosofica e con essa dalla Blavatsky, privilegiando, nel contempo, il cristianesimo esoterico di Anna Kingsford. Divenuta poi ninfa ispiratrice di Jules Doinel, assieme ad altri occultisti, partecipa alla fondazione della Chiesa Gnostica. Chiesa che influenzerà enormemente molte organizzazioni iniziatiche cosiddette moderne.

Poi c’è la già citata Maria Adelaide Déraismes, femminista ante litteram, scrittrice, giornalista considerata la prima donna a essere introdotta nella Massoneria alla fine del diciannovesimo secolo.

Infine, Maria de Neglowska (russa come la Blavatskij), che nel 1920, in Italia, a Roma, frequenta ambienti occultistici, tra cui l’esoterista Julius Evola. Trasferitasi poi ad Alessandria d’Egitto, entra nella Società Teosofica, di cui diviene conferenziera. Nel 1929 si sposta in Francia dove fonda l’Ordine magico dei “Cavalieri della Freccia d’Oro”, qui ne combina di cotte e di crude. Ordine, basato su pratiche sessuali e forme di luciferismo gnostico, intento all’affermazione di una Femminilità divina.

Londra è scelta invece come sede dalla italo-inglese Anna Kingsford per la sua Loggia Ermetica (1884) e dalla psicanalista e romanziera inglese di origini norvegesi Dion Fortune che qui crea la Comunità della Luce Interiore (1928). È, nel 1889, all’ombra del Tower Bridge che Anne Besant, dopo aver letto la Dottrina segreta della Blavatsky, si converte alla causa della Teosofia e, nel 1891, le succede nella direzione della sezione esoterica dove dà alla dottrina un’impronta misticheggiante e cristianeggiante. Nel 1907, alla morte del colonnello Olcott, viene eletta presidente della Società Teosofica. Trasferitasi poi in India partecipa alla lotta di liberazione degli indiani dal dominio inglese.

Infine c’è New York, dove, come già anticipato, Helena Blavatsky fonda la Società Teosofica (1875) e dove l’inglese Alice Bailey, sua discepola, nel 1923 costituisce la Scuola Arcana. Sempre a New York la russa Helena Roerich, con il marito, da vita nel 1920 alla Società Agni Yoga.

Sono queste le maggiori tredici donne che con le loro vite bizzarre, i loro viaggi, i loro studi e letture, i loro libri e i loro incontri hanno indirizzato molte altre donne verso le discipline iniziatiche.

Oltre a loro, non possiamo non segnalare la scrittrice australiana Pamela Lyndon Trevers, pseudonimo di Helen Lyndon Goff, studiosa di filosofia zen, buddhismo e tradizione degli Indiani d’America, la cui fama è legata sì a un romanzo per l’infanzia, Mary Poppins (1935), ma soprattutto fu allieva di Georges Ivanovitch Gurdjieff, fra le personalità salienti del panorama dell’esoterismo contemporaneo. Chi l’avrebbe detto dell’ideatrice della Tata che con la sua borsa magica ha incantato grandi e piccini per quasi un secolo.

 

Bibliografia

Bailey A. A., (1973) L’anima e il suo meccanismo, Editrice Nuova Era, Roma.

Bailey A. A., (1974) Guarigione esoterica: trattato di sette saggi, Editrice Nuova Era, Roma.

Baker A., “Storia dei maghi, stregoni, negromanti e alchimisti da Gandalf ai giorni nostri”, Mondadori, Milano 2005.

Benedetti A., Marchesi S., “Consiglieri Occulti, Storie di eminenze grigie dell’antichità ai nostri giorni”, Olimpia, Firenze 2008.

Blavatsky H.P., Iside svelata, Armenia, Milano 2000.

David-Neel A., (1992) Viaggio di una parigina a Lhasa, Biblioteca del Vascello.

Ellenberger H. F., (1976) La scoperta dell’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino.

Introvigne M. (1994) Indagine sul Satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal Seicento ai nostri giorni, Mondadori, Milano.

Leland C. G. (2001), Il Vangelo delle Streghe, Stampa Alternativa, Viterbo.

 


[1] Charles G. Leland, Il Vangelo delle Streghe, Stampa Alternativa, Viterbo, 2001.

[2] http://www.iltibetano.com/testi/massoneria_diritto%20umano.htm

[3] Henri F. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Bollati Boringhieri, Torino, 1976

[4] Idem

[5] www.teosofica.org – Biografia di Helena Petrovna Blavatsky

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