Stress e mobbing

 In Psico&Patologie, N. 1 - marzo 2010, Anno 1

«Mobbing. Ovvero l’arte strisciante della calunnia, dello sgambetto tra le scrivanie e della pugnalata alle spalle in nome della carriera» (Corriere della Sera 15-11-98).

Il fatto che il termine stress sia entrato nell’ambito delle scienze bio-mediche da pochi decenni non significa, come spesso si sente dire, che lo stress sia solo un fenomeno “tipico della vita moderna”. In passato sono stati fonte di stress la paura di essere aggrediti, le carestie, le epidemie, i cataclismi naturali, ogni situazione, cioè, nella quale l’individuo perdeva il suo potere di controllo sulla realtà.

Oggi le occasioni di stress sono diverse, forse addirittura minori rispetto a un tempo; tuttavia si rischia di cedere alla tendenza di considerare stressante ogni minimo accenno di allontanamento da una condizione di equilibrio.

Lo stress non è un fenomeno tipicamente umano, ma è presente nel mondo animale e gli animali hanno molto da insegnarci su questo fenomeno. L’osservazione dell’uomo così come dell’animale ci mostra che lo stress è un fenomeno che rientra nel più vasto rapporto tra l’organismo e l’ambiente che lo circonda, sia esso fisico che sociale. Dunque, lo stress è una particolare modalità del rapporto organismo-ambiente, il quale sollecita nell’organismo determinate risposte fisiologiche che possono, in alcune condizioni, implicare esiti patologici. Le teorie esposte per interpretare e comprendere la causa della malattia, in particolare quella psicosomatica, attraverso il concetto di stress e conflitto, hanno messo in luce il ruolo che le emozioni hanno nella insorgenza dei disturbi e dei sintomi.

Certamente nell’evoluzione della specie, lo stress ha avuto carattere costruttivo poiché ha preparato e prepara l’individuo ad adattarsi e riadattarsi ai cambiamenti e a sviluppare nuovi meccanismi adatti a nuovi stimoli.

L’organismo reagisce allo stress aumentando la secrezione di certi ormoni e inibendone altri. Lo stress causa cambiamenti fisici nel cervello e nel corpo. La fatica, l’ansia, la depressione, i disturbi del sonno, sono causati da malfunzionamenti chimici del cervello. Lo stress protratto nel tempo può causare danni fisici; infatti, sostanze messaggere come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina, sono tra le principali sostanze a funzionare male. Lo stress, quindi, può causare una cattiva produzione di queste sostanze. Inoltre, se dobbiamo distinguere gli “stress acuti”, considerati come quegli avvenimenti improvvisi della vita che ci richiedono sforzi di adattamento e che per definizione, sono di breve durata dagli “stress cronici”, che sono invece quelle condizioni persistenti di intensità e durata, tali che ci sembrano esorbitare le nostre capacità di affrontarli, ci rendiamo conto di come, nello stress cronico, anche la risposta ormonale di adattamento è cronica, comportando affaticamento ed indebolimento generale. Insorgono facilmente malattie; i processi di crescita, ricambio e riparazione dei tessuti vengono ritardati. Alcuni sintomi dello stress possono essere infatti: frequente sensazione di stanchezza generale, accelerazione del battito cardiaco, difficoltà di concentrazione, attacchi di panico, crisi di pianto, depressione, attacchi d’ansia, disturbi del sonno, dolori muscolari, ulcera dello stomaco, diarrea, crampi allo stomaco, colite, malfunzionamento della tiroide, pressione sanguigna alta, difficoltà ad esprimersi e a trovare un vocabolo conosciutissimo, sensazione di noia nei confronti di ogni situazione, frequente bisogno di urinare, cambio della voce, iperattività, confusione mentale, irritabilità.

Non esiste una definizione univoca del fenomeno stress. Nel linguaggio corrente lo stress può essere semplicemente sinonimo di superlavoro, oppure di uno stato soggettivo di tensione prolungato (“sono stressato!”); nel linguaggio clinico, invece, il discorso si fa un po’ più complicato.

Si può intendere lo stress come l’insieme dei fenomeni e dei processi psicofisici tra loro connessi, che si attivano ogni volta che un individuo è posto di fronte a situazioni al limite delle sue possibilità (o credute tali) di adattarvisi e che richiedono di essere affrontate. Appare quando, nella nostra interazione con il mondo, le nostre risorse ci appaiono o risultano insufficienti a fronteggiarlo.

Ogni individuo possiede un proprio equilibrio biologico, che viene continuamente sollecitato da stimoli interni o esterni di varia natura: fisici, ambientali, psicologici. Gli studi effettuati negli ultimi cinquanta anni, da quando, cioè, il termine stress fu coniato dal fisiologo Hans Selye (1956), hanno dimostrato che questo fenomeno trae origine dalla “crisi” nella quale si trova l’organismo allorché non riesce a fare fronte ai cambiamenti, spesso inevitabili, che subisce l’equilibrio tra esso e l’ambiente circostante.

Lo stress è, quindi, una reazione di difesa che l’organismo mette in atto attraverso meccanismi di compensazione o di adattamento ogni volta che questo equilibrio viene alterato. Sotto questo profilo, il termine stress è sinonimo di cambiamento; tutti gli eventi che provocano una variazione nella nostra vita, infatti, possono essere motivo di stress, indipendentemente dal fatto che possa trattarsi di un evento gradito (ad es. una promozione sul lavoro) o indesiderato (ad es. un incidente d’auto).

Stimoli di diversa natura (stressors), modificando l’equilibrio dell’organismo, danno origine ad una catena di eventi fisiologici, che tende a ristabilire la condizione di equilibrio.

La fisiologia ha così messo in evidenza che la vita è possibile solo se le funzioni svolte da cellule ed organi si espletano in determinate condizioni ed entro limiti prestabiliti. In altre parole, la vita richiede il mantenimento di un certo equilibrio interno dell’organismo.

La definizione di stress, proposta come reazione aspecifica e generalizzata a richieste effettuate sull’organismo, dunque, può essere ampliata. Le richieste effettuate possono derivare dall’ambiente esterno o da quello interno, intendendo come esterno le noxae virali, batteriche, climatiche ecc. e come interno le emozioni, i sentimenti, i desideri e i conflitti inconsci i quali, provocando il disagio e la conseguente richiesta di aiuto, determinano una fase di reazione e di resistenza da parte dell’apparato psichico per mezzo dei meccanismi di difesa e per ultima una reazione di esaurimento di energia psichica, che provoca il danno. Se è vero che le strutture nervose mediano le risposte comportamentali e fisiologiche, alterazioni dell’una o dell’altra componente determinano una reazione che investe tutto l’organismo. La personalità, gli stati affettivi (come ansia e depressione), le malattie croniche e le difficoltà di vita permanenti hanno un ruolo importantissimo nelle reazioni agli stressors (cioè agenti esterni stressanti) che accadono nell’ambiente circostante.

La gente molto ansiosa, per esempio, non solo riferisce una maggior quantità di fastidi, ma vede il proprio ambiente come esageratamente pieno di richieste. Altri, invece, vedono il proprio ambiente solo come veicolo dei diversi eventi che capitano nella loro vita. Si può allora dipingere questo tipo di elaborazione del processo di stress, indicando che la persona è sempre circospetta rispetto al suo ambiente, allo scopo di tentare di prevenire gli effetti eventualmente esercitati da questo su di essa.

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